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Estranei , Viaggio fotografico nei progetti C.A.S.E dell' Aquila - Fotografie, audio e testi di Flaminio Muccio
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Estranei

Vi sono nella vita cose sacre a cui nel nostro vivere affrettato non poniamo abbastanza mente, una di queste è la casa.
Ma se accade talvolta, come per gli abitanti dell’Aquila, di perderla, è come se improvvisamente ci trovassimo dinanzi al suo grandissimo valore.
Dipende dalla casa, infatti, che la vita familiare sia per tutti quel rifugio che oggi è solo per alcuni; e quando la casa si fa inadeguata, anche la famiglia si fa inadeguata, e come estranea.
Queste C.A.S.E. provvisorie hanno determinato rapporti umani che divengono intollerabili costrizioni, e si è creata così una disgregazione sociale.


Radio documentario registrato nei luoghi delle riprese fotografiche




La notte del 6 aprile 2009, alle 3:32, un violento sisma di magnitudo 5.9 colpisce gli aquilani nel sonno:
80.000 sfollati, più di 1.600 feriti, 309 morti.
Chi in quei luoghi aveva e ha radici profonde viene strappato via.


Nell’attesa della ricostruzione vengono costruiti 19 progetti C.A.S.E. (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) e altrettanti M.A.P. (Moduli abitativi provvisori) sparsi per l’intera provincia.

Questi complessi sono riconoscibili a vista d'occhio perché fuori contesto rispetto a ciò che li circonda.

Le new town hanno scompaginato la popolazione aquilana su una raggiera di diciannove punti tra loro non collegati, tra loro sganciati, tra loro non assimilabili.

Il decentramento ha provocato l'isolamento di coloro che non avendo l'automobile, sono destinati a rimanere nel quartiere di confino dove sono nati i nuovi progetti C.A.S.E., non dotati di un minimo di servizi e attività di base.

Gli abitanti però sembrano essersi abituati a tutto questo, d'altronde non ci sono altre possibilità.

Chi porta a spasso il cane, dei vecchietti che fanno una passeggiata, e poi un gran silenzio.

Qui ci si saluta tutti, come se si conoscessero da sempre. Ma in realtà non è così. Sono persone venute da ogni parte della zona urbana dell'Aquila, unite dalla tragicità del sisma.

Parlandogli si vede nei loro occhi la difficoltà, la rassegnazione e la rabbia che la tragicità dell'evento sismico ha portato con sé.

Il tempo all’Aquila si misura in prima e dopo terremoto. Questo dà tanta tristezza.

Alla domanda: “Dove abita?”, i cittadini del progetto C.A.S.E. rispondono sempre con il nome della vecchia via lungo il centro.


La strada che conduce al centro storico è in via di rifacimento, poche persone ci sono qui.
Gru all'orizzonte e sopra le teste, e poi ancora puntelli, ponteggi e calcinacci con l'odore di cemento che ti accompagna lungo tutto il percorso.

Tutto intorno tace, regna il silenzio.

Interi palazzi abbandonati e lasciati al loro destino. Cumuli di ferro come fortezze cingono gli edifici con su scritto messaggi come “L'Aquila rinasce”.
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Le case sono facili da ricostruire, anche se i lavori vanno a rilento, ma è ben più difficile ricostruire gli animi delle persone che sono stati colpiti nel profondo, per loro ci vorrà più tempo, o forse nella peggiore delle ipotesi questo sarà un segno perenne e incancellabile che li accompagnerà per tutta la vita.
[audio]https://001.myphotoportal.com/muccio/archivio/foto/1170864/ESTRANEI_Flaminio_Muccio_2.mp3[/audio]
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Le case sono facili da ricostruire, anche se i lavori vanno a rilento, ma è ben più difficile ricostruire gli animi delle persone che sono stati colpiti nel profondo, per loro ci vorrà più tempo, o forse nella peggiore delle ipotesi questo sarà un segno perenne e incancellabile che li accompagnerà per tutta la vita.



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